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La creazione produce la creazione come la foresta alimenta il fuoco. Si ramificano gli esseri e le cose, come lampi durante un temporale. Attraverso la parola l'ignoto si riappropria del suo regno, usando il noto come tela, come rete: il ragno e la sua preda, felici insieme e la preda e il ragno, perché tali senza uncino, senza arpione. Il canto della terra, i suoi tifoni, il placido maggese, il sogno d'ognuno che fa le vele tese, il silenzio delle vette e delle metropoli il rumore: germina dovunque il fertile quartiere, non dorme il Divino nemmeno nel dolore. Nel Dove riposa la parabola del Quando, si raggruma il Sempre nell'acino dell'Ora. Incompreso il Suo respiro riempie il Tempo e le Maree: un bilione di parole non ne spiega un attributo, non basta un'orda a calpestare un granello del Suo suolo. E non chiedere di vederne il Volto! non volerlo! Ti si potrebbe rivelare e canuto farti il capo, farti cadere i denti: la potenza che l'adorna è graffito scolpito vivo nella carne, bipolare è la Sua gloria, nella Storia senza Storia.